Valerio Ghisolfi

Valerio Ghisolfi

Lunedì, 10 Settembre 2018 00:00

30 anni fa: estate '88

Nell'estate del 1988 venne a mancare quello che era era stato il primo osservatorio sociale del Gruppo, la “Stazione Astronomica di Campei”, sita nel comune di Vezzi Portio”.
La specola era ubicata su una piccola terrazza di una costruzione rurale nella frazione di Campei, piccolo agglomerato di case del “tempo che fu”, per cui l'inquinamento luminoso era sostanzialmente assente, tanto che quando si arrivava là bisognava stare attenti a dove si mettessero i piedi.
Le prime osservazioni sulla terrazza risalivano al 1969, anno di costituzione del Gruppo Astrofili Savonesi. Nel 1972, grazie essenzialmente all'attività del Presidente Mario Monaco, venne costruita la specola (con tanto di taglio del nastro ad opera di tale Cav. Briozzo, la cui foto campeggiava in osservatorio) che venne dotata dapprima di un rifrattore da 101 mm e subito dopo dal Newton-Cassegrain da 25 cm di diametro. Nel 1980 la strumentazione si completò con la dotazione della Camera Schmidt da 8 pollici.
I giovani di allora (i non più giovani di oggi) avranno ancora vivo il ricordo delle procedure per l'ingresso in specola, diventate una specie di rito, e i piccoli accorgimenti da mettere in opera per far funzionare la strumentazione, nonchè le continue attività di “migliorie alla specola” che si annodavano spesso su se stesse.
Ricorderanno il “manuale per l'uso delle apparecchiature della STAZIONE ASTRONOMICA DI CAMPEI” elaborato da Mario Monaco a novembre 1979 per consentire ai giovani di allora di utilizzare l'osservatorio. Il manuale era composto da 8 capitoli in cui si descriveva in maniera oltremodo analitica le operazioni da farsi: basti riferire che il primo capitolo, “Operazioni di apertura e chiusura”, era composto da ben otto paragrafi.
Ricorderanno che per frequentare la specola doveva essere firmato e accettato “senza altra condizione” un regolamento composto da 13 punti.
Ricorderanno. soprattutto, che al punto 11 era riportato che i sottoscrittori dovevano attenersi alle “Raccomandazioni a parte”.
Le “Raccomandazioni a parte” erano un allegato al regolamento che contenevano “raccomandazioni un po’ riservate da tenere (se vogliamo) per sé. Il sottoscrittore del Regolamento ne riceverà una copia che dovrà obbligatoriamente leggere e tenerne a memoria almeno il contenuto. Poi potrà anche distruggere questo foglio.”
Io non distrussi il foglio e ora, a trent'anni dalla chiusura dell'osservatorio e a quasi quaranta dalla stesura delle “Raccomandazioni a parte”, ritengo che il contenuto possa essere “desecretato”.
Il clou era rappresentato dal punto B, in cui si descriveva lo “scemo del villaggio” e i comportamenti a cui bisognava attenersi.
Lo scemo del villaggio è una figura sociale esistente da millenni, che la società industriale aveva eliminato, ma che sopravviveva in alcuni angoli remoti. E Campei, sebbene a soli 20 km da Savona, era ancora un angolo remoto, per cui come diceva Schopenauer, dentro ogni villaggio c'è uno scemo, e lì, appunto, c'era. E su di lui, come spesso accadeva, ritengo che il racconto superasse la realtà. Riportiamo quindi letteralmente quanto era scritto al punto B):
IMPORTANTE – Non lontano dalla specola abita un individuo che dà evidenti segni di squilibrio mentale. Egli è già stato in manicomio e pure in galera per furto e atti osceni. Costui potrebbe anche molestare i frequantatori della specola con parolacce, frasi scurrili e minacce.
SI PREGA VIVAMENTE DI NON REAGIRE e di ignorarlo completamente; al solito desiste se non provocato. Potrebbe anche compiere atti osceni a carico delle persone o anche delle macchine posteggiate.
ANCHE IN QUESTO CASO SI PREGA DI LASCIARLO STARE a meno che non compia atti di vandalismo vero e proprio. Anche in tal caso non reagire direttamente, ma avvisare le autorità (Carabinieri di Noli) e la Direzione dell'Osservatorio.”

Ora quel mondo non esiste più e per fortuna è anche sostanzialmente scomparsa la figura sociale dello “scemo del villaggio”.
Per fortuna (e volontà) dopo oltre 25 anni ci siamo di nuovo dotati di un osservatorio sociale, l'O.A.S. al Campus Universitario, con una strumentazione molto più affidabile e una tecnologia che allora non era neppure in toto disponibile agli osservatori professionisti.
Abbiamo molto di più.
Abbiamo di meno quel mondo un pò naïf che dava alla nostra passione un pò più di poesia.
Domenica, 10 Giugno 2018 00:00

30 anni fa: primavera '88

Tutto è relativo!
Ogni tanto qualcuno così si esprime, pensando ad Albert Einstein. In particolare la grande intuizione/deduzione dello scienziato è che il tempo è relativo, cioè non esiste un tempo assoluto, ma anzi il tempo è una coordinata, e quindi variabile. Ciò non vale, dico, solo per i sistemi fisici, ma anche la nostra percezione del tempo è diversa a seconda dell'importanza e del valore degli accadimenti che ci riguardano.
Questo, secondo me, vale molto per la telematica: chi non è più giovanissimo ha potuto assistere alla nascita e allo sviluppo della telematica ed ha la percezione che ciò che era 30 anni fa sembra essere preistoria.
Infatti solo 30 anni fa cominciavano ad affacciarsi opportunità che ora appaiono scontate, ma il cui sviluppo allora era difficile prevedere.
Sandro Zappatore, allora, come ora, appassionato di questa disciplina, portò a conoscenza di noi “popolo sostanzialmente ignaro” di quali fossero le opportunità per un astrofilo. Il 29 aprile  1988 tenne presso la sede sociale una conferenza dal titolo “L'astrofilo e la telematica”, il cui occhiello, sul foglio mensile del G.A.S., recitava:” Fino a pochissimo tempo fa appannaggio dei professionisti, la tecnologia dell'informazione trasmessa a distanza è divenuta disponibile anche ai dilettanti; lo stesso G.A.S. è in procinto di allacciarsi a reti di comunicazione e banche dati su scala internazionale”.
Sandro ci raccontò quindi, in quella conferenza, che era possibile connettersi in linea con grandi archivi nazionali e internazionali, di accedere a servizi di posta elettronica che garantiscono tempi di consegna di poche ore indipendentemente dalla destinazione, spiegandoci cosa significasse “in linea”. Disse che un calcolatore IBM dotato di disco fisso da 20 Mb (nel 1988 20Mb erano "lo stato dell'arte") sarà dedicato alla gestione della banca dati e che al servizio si potrà accedere tramite la normale rete telefonica pubblica. Spiegò che gli unici requisiti erano quelli di possedere un calcolatore, anche un Commodore 64 e un modem a 300 bit al secondo.
E il G.A.S, oltre all'indirizzo “casella postale 5 17100 Savona” avrebbe anche avuto l'indirizzo “Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ”.
Lunedì, 05 Febbraio 2018 00:00

30 anni fa: inverno '87/88

E il nuovo Cielosservare, la “rivista del Gruppo Astrofili Savonesi”, venne finalmente alla luce!

Come raccontato nel precedente “numero” di “30 anni fa”, si decise di chiamarla un pò pomposamente rivista. Effettivamente, comunque, nel suo piccolo, circa una metà delle 48 pagine veniva occupata da due articoli. Le immagini e il sistema visivo umano, scritto da Sandro Zappatore, I programmi osservativi del Gruppo Ricerche Fotometriche, scritto da me e Roberto Bracco, l'altra metà da rubriche: Annotazioni di attualità, Astronomia al calcolatore, Osservatorio e Attività del Gruppo.

Cielosservare aveva quindi un carattere molto più scientifico, in coerenza con le esigenze e le pulsioni in quel periodo della gran parte dei soci attivi del Gruppo. Quel fervore scientifico produsse anche il record di durata di una conferenza serale, che, a quasi cinquant'anni dalla nascita del Gruppo, è sicuramente imbattuto: la relazione sulla fotometria fototografica tenuta a dicembre 1987 da Matteo Santangelo, coordinatore del Gruppo Ricerche Fotometriche del quale abbiamo già avuto modo di parlare, si protraette dalle ore 21e30 circa fino alle ore 1e40! Ciò fu senz'altro dovuto al prorompente entusiasmo del relatore, ma è sicuramente rappresentativo dell'interesse dei soci, allora, per la materia e del desiderio di fare qualcosa di scientificamente rilevante.

A onor del vero bisogna però sottolineare che questo nuovo corso non piacque a tutti. Non piacque in particolare a Mario Monaco, fondatore e storica instancabile colonna del G.A.S. Inoltre, non gli piacque, ritengo, che alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo del 22 gennaio 1988 ottenne 12 voti su 24 schede valide, classificandosi al sesto posto in ordine di preferenze. Sebbene eletto nel C.D. (il Consiglio Direttivo era composto allora da 7 membri), comunicò di non volerne fare parte, non si presentò quindi alla riunione indetta per il 29 gennaio avente quale principale ordine del giorno l'attribuzione delle cariche sociali e disertò le riunioni successive. Il 29 gennaio il C.D. si trovò quindi ad affrontare una situazione nuova, in quanto da lustri Mario Monaco era il Presidente, e ciò sembrava un fatto per così dire naturale e automatico. I consiglieri non si sentivano generalmenti pronti ad assumere la carica e, dopo lunga e approfondita discussione (e in quel caso non fu per nulla una formula di rito) venne eletto presidente Giancarlo Acquaviva. Il neo presidente accettò l'incarico solo a condizione che venisse eletto almeno un vice presidente. Venne così eletto vice presidente Roberto Bracco.
Per una fortuita coincidenza la copertina del nuovo Cielosservare, datato gennaio 1988. riporta un dipinto del papà del neo presidente, il pittore futurista Giovanni Acquaviva. Il dipinto, che come si può vedere ha un vago richiamo astronomico, si intitola Genesi di Savona. Sintesi aerea e spaziale della città.

 

Martedì, 21 Novembre 2017 00:00

30 anni fa: autunno '87

Nel “numero” precedente (30 anni fa: estate '87) avevo raccontato di come, dopo oltre cinque anni di pubblicazioni mensili di Cielosservare, si dovette prendere atto dell'impossibilità di continuare a uscire mensilmente con una pubblicazione di “venti pagine di formato ridotto” per cui si cominciò a ragionare su nuove modalità per comunicare con i soci e il mondo esterno.
Avevo anche riferito che le linee guida sul da farsi vennero elaborate al Campo Estivo Astronomico in una lunga riunione tenutasi in tenda nel pomeriggio piovoso del 23 agosto 1987 e che avrei parlato di questi sviluppi nella rubrica dell'autunno.
Eccomi quindi ora a raccontare del cambiamento editoriale avvenuto appunto nell'autunno 1987.
Il 16 ottobre 1987 si riunì il consiglio direttivo del G.A.S. e assunse quindi le decisioni che avrebbero caratterizzato l'attività editoriale degli anni seguenti:
  • Si decise di far uscire il nuovo Cielosservare con cadenza semestrale e un foglio informativo con cadenza mensile;
  • Relativamente al nuovo Cielosservare, in un impeto di autoesaltazione si decise che gli amatori erano “in grado di produrre lavori che, quanto a rigore metodologico, hanno ben poco da invidiare a quelli dei professionisti”, per cui si decise che Cielosservare, da notiziario quale era fino ad allora stato, avrebbe osato chiamarsi rivista! Si decise altresì che sarebbe stato composto da due sezioni, la prima riservata ad articoli e la seconda a rubriche: gli articoli dovevano avere un taglio scientifico (con abstract, introduzione, corpo, conclusioni, bibliografia) e descrivere lavori originali, di soci del G.A.S. o di collaboratori esterni, le rubriche dovevano riflettere l'attività del Gruppo e riportare le notizie più significative dal mondo astronomico, resoconti delle osservazioni, della vita sociale e i progressi compiuti per migliorare a strumentazione (le migliorie alla specola!). L'autoesaltazione raggiunse l'apoteosi quando si pensò di richiedere per Cielosservare il codice ISSN (International Standard Serial Number), numero internazionale che identifica le pubblicazioni in serie (!) ma per fortuna l'idea abortì quasi sul nascere;
  • Relativamente al foglio informativo, venne denominato Notizie di Cielosservare e avrebbe riportato il calendario delle riunioni e dell'attività sociale, notizie flash soprattutto relative all'attività sociale e le effemeridi astronomiche. Il foglio mensile continuò, con qualche interruzione nei periodi più bui, fino al numero 129 (giugno 2003) mentre il nuovo Cielosservare (di 44 o 48 pagine in formato ridotto) per tre semestri mantenne le premesse ospitando in particolare articoli di buon livello, poi, dopo un buco di 18 mesi, usci il quarto e ultimo numero.

Ne riparleremo?

Giovedì, 10 Dicembre 2015 00:00

Addio Carlo

Carlo Bolli se ne è andato.
Astrofilo gentile e sorridente, fu molto attivo negli anni ’90 del secolo scorso e a inizio secolo. Autore di foto anche eccellenti, molte delle quali scattate dal suo sito osservativo preferito, la località Cavanna in quel di Giusvalla.
A cavallo dei due secoli vice segretario del G.A.S.; negli ultimi anni non ha potuto partecipare all’attività sociale per importanti problemi di salute.
Con lui, coevo degli ex presidenti Giancarlo Acquaviva e Mario Monaco, lascia definitivamente il G.A.S. quella generazione di astrofili.
Martedì, 02 Giugno 2015 00:00

30 anni fa: primavera 1985

Nella primavera del 1985 iniziò, in particolare nel G.A.S., ma in generale a livello internazionale, il fermento per i preparativi dell’arrivo della cometa di Halley, la più famosa e brillante cometa periodica, che era passata per l’ultima volta al perielio nel 1910 e che sarebbe di nuovo passata al perielio nel febbraio 1986.
L’osservazione sarebbe stata ottimale, dopo il passaggio al perielio, nella primavera del 1986 e, in particolare, dal 4 al 10 aprile. Alle nostre latitudini la cometa si sarebbe trovata però solo pochi gradi sopra l’orizzonte, mentre sarebbe stata sempre più visibile man mano che si osservasse a latitudini inferiori.
Lunedì, 09 Marzo 2015 00:00

30 anni fa: Inverno 1984-85

L’instancabile e vulcanico Mario Monaco terminò di realizzare, a inizio 1985, una camera di ipersensibilizzazione. A cosa serviva un siffatto strumento?
L’emulsione fotosensibile delle pellicole fotografiche soffre del cosiddetto difetto di reciprocità, cioè, per i tempi tipici delle esposizioni delle fotografie astronomiche, l’annerimento della pellicola non è più proporzionale alla quantità di fotoni ricevuti. Poiché le pellicole fotografiche in grado di avere risoluzioni interessanti sono  poco sensibili, non si riusciva quindi a utilizzare tali pellicole in maniera soddisfacente perché, a causa del difetto di reciprocità, il substrato non risultava sufficientemente impressionato anche usando tempi lunghi.
Un modo per ovviare a tale difetto era quello di ipersensibilizzare appunto le pellicole.
Diversi erano i metodi (lo stesso Mario Monaco provò ad esempio a ipersensibilizzare tramite l’ammoniaca chiudendo le pellicole in un armadio a contatto con tale sostanza e soffiando loro aria calda con il phon), ma il metodo principe consisteva nel mettere l’emulsione in una miscela di forming gas (90% azoto e 10% idrogeno) a una temperatura di circa 50-60°C.
Giovedì, 18 Dicembre 2014 00:00

Autunno 1984

Noi oggi siamo, giustamente, fieri del nostro telescopio da 11 pollici che è stato installato, poche settimane orsono, nel nostro Osservatorio Astronomico Savonese (OAS), e ne siamo fieri anche perché è uno strumento di dimensione congrua e, direi, importante per l’astronomia amatoriale.
Trenta anni fa però, un nostro socio, Giancarlo Acquaviva, che ricoprì anche la carica di Presidente del Gruppo, decise di non accontentarsi dello strumento da 30 cm di diametro che era installato nel suo osservatorio (la Stazione Astronomica di Stella Corona) e ordinò uno strumento di ben 40 cm di diametro!
Lo strumento era un riflettore Marcon in configurazione Ritchey-Chrétien f/8. Tale configurazione è un’evoluzione del sistema Cassegrain in grado di ridurre notevolmente l’aberrazione.
La montatura del 30 cm venne completamente ridisegnata per ospitare lo strumento più grande: la forcella passò dai 63 cm in altezza agli 85 cm e dai 56 cm in larghezza agli 86 cm.
Il telescopio, a cui si affiancò anche una Camera Schmidt da 20 cm (vedere foto), non ebbe però una vita intensa. L’installazione, anche a causa della tragica scomparsa del giovane figlio di Giancarlo avvenuta a Novembre 1984, avvenne quasi due anni dopo.


Giancarlo era più che disponibile a far utilizzare il telescopio ai soci del Gruppo, in particolare ai soci più giovani. Bisognava dedicare una quota importante di tempo alla messa a punto dell’osservatorio, ma proprio nel 1986 i giovani soci, quasi tutti neolaureati, iniziarono a lavorare, modificarono le loro abitudini e potettero dedicare meno tempo al Gruppo. Non si sfruttò quindi, se non minimamente, l’opportunità di usare uno strumento così importante.
Ora Giancarlo non è più tra noi e lo strumento è in attesa di qualcuno che lo rivitalizzi….
Sabato, 20 Settembre 2014 00:00

Estate 1984

Il 7° Campo Estivo Astronomico si svolse dal 21 al 29 Luglio nel 1984, ma si può considerare concluso il giorno 25, quando, verso le 14, si levò un vento violentissimo. Il pianoro del Gugn, sito del C.E.A., ha un’ orografia “ ideale” per l’ accelerazione del vento, in quanto si può creare un effetto Venturi, ma un vento così non si era mai visto e mai si vedrà nei decenni successivi.
Non posso dire a quale velocità spirasse (secondo alcuni 120 km/h) ma posso sicuramente riferire che il suo passaggio fu impressionante e il suo effetto devastante. Ricordo, in particolare, che l’ammiraglia si sollevò per oltre 25 cm e sembrava volare via, che l’ angolare forato di acciaio che costituiva la struttura della specolina venne sradicato e che io, inginocchiato dalla mia canadese afferrando il palo centrale (le canadesi allora erano fatte così), venni praticamente
sollevato dal vento.
Riporto un estratto del “ diario del 7° C.E.A.”, compilato da Mario Monaco per Cielosservare di Ottobre 1984, nella cui foto di copertina, qui allegata, sono visibili i partecipanti ritratti il 24 Luglio, un giorno prima dell’ evento: “….un vero finimondo. Parte dei paletti delle tende si piegano come se fossero di burro. Gli ancoraggi degli strumenti cedono e si rovescia pure il rifrattore da 155 mm. Pure la Camera Schmidt cade violentemente in terra e il traliccio metallico dello specolino le rovina addosso tutto contorto. E’ una scena da mozzare il fiato e tutti sono terrorizzati. Alla fine si fa il bilancio dei danni: a parte le tende rovinate (compresa  l’ ammiraglia) si riscontra che i telescopi hanno subito danni alle montature, ma le ottiche sono miracolosamente intatte. I componenti del 7° C.E.A. si trovano ora improvvisamente con buona parte delle tende distrutte e soprattutto l’ammiraglia non può più offrire riparo; inoltre gli strumenti sono inutilizzabili….”
Tale evento mise in discussione il sito del Cugn, però dopo pensate e discussioni, nel 1985 si decise di ritornare comunque in quel meraviglioso posto, ma il Campo fu condizionato dagli eventi dell’anno precedente: si partì senza tenda ammiraglia e praticamente senza strumenti.
Difatti in Cielosservare di Ottobre 1985 Mario Monaco, nei suoi momenti di avvilimento (così si esprimeva lui),scrisse tra l’ altro: “ Che sarà l’ anno prossimo? ……Sono conscio che un periodo-se pur felice per il G.A.S.-si è concluso; un altr’anno, quando torneremo a parlare di Campeggio, altri impedimenti sorgeranno…. Organizzeremo il 9° C.E.A.? Io me lo auguro di cuore e sprono quei pochi giovani a fare di tutto per realizzarlo….. si potrà così ricominciare un nuovo ciclo che durerà, speriamo oltre gli otto anni passati.”
Oggi possiamo dire, con una certa soddisfazione, che a eccezione dell’anno successivo ancora, in cui si organizzò un piccolo appuntamento con le stelle, a distanza di 30 anni il Campo è ancora vivo e soprattutto si continuano a montare le tende lassù, in quel luogo che per noi è ”il più bel posto astronomico del mondo”, e non solo…