30 anni fa: estate '88

Nell'estate del 1988 venne a mancare quello che era era stato il primo osservatorio sociale del Gruppo, la “Stazione Astronomica di Campei”, sita nel comune di Vezzi Portio”.
La specola era ubicata su una piccola terrazza di una costruzione rurale nella frazione di Campei, piccolo agglomerato di case del “tempo che fu”, per cui l'inquinamento luminoso era sostanzialmente assente, tanto che quando si arrivava là bisognava stare attenti a dove si mettessero i piedi.
Le prime osservazioni sulla terrazza risalivano al 1969, anno di costituzione del Gruppo Astrofili Savonesi. Nel 1972, grazie essenzialmente all'attività del Presidente Mario Monaco, venne costruita la specola (con tanto di taglio del nastro ad opera di tale Cav. Briozzo, la cui foto campeggiava in osservatorio) che venne dotata dapprima di un rifrattore da 101 mm e subito dopo dal Newton-Cassegrain da 25 cm di diametro. Nel 1980 la strumentazione si completò con la dotazione della Camera Schmidt da 8 pollici.
I giovani di allora (i non più giovani di oggi) avranno ancora vivo il ricordo delle procedure per l'ingresso in specola, diventate una specie di rito, e i piccoli accorgimenti da mettere in opera per far funzionare la strumentazione, nonchè le continue attività di “migliorie alla specola” che si annodavano spesso su se stesse.
Ricorderanno il “manuale per l'uso delle apparecchiature della STAZIONE ASTRONOMICA DI CAMPEI” elaborato da Mario Monaco a novembre 1979 per consentire ai giovani di allora di utilizzare l'osservatorio. Il manuale era composto da 8 capitoli in cui si descriveva in maniera oltremodo analitica le operazioni da farsi: basti riferire che il primo capitolo, “Operazioni di apertura e chiusura”, era composto da ben otto paragrafi.
Ricorderanno che per frequentare la specola doveva essere firmato e accettato “senza altra condizione” un regolamento composto da 13 punti.
Ricorderanno. soprattutto, che al punto 11 era riportato che i sottoscrittori dovevano attenersi alle “Raccomandazioni a parte”.
Le “Raccomandazioni a parte” erano un allegato al regolamento che contenevano “raccomandazioni un po’ riservate da tenere (se vogliamo) per sé. Il sottoscrittore del Regolamento ne riceverà una copia che dovrà obbligatoriamente leggere e tenerne a memoria almeno il contenuto. Poi potrà anche distruggere questo foglio.”
Io non distrussi il foglio e ora, a trent'anni dalla chiusura dell'osservatorio e a quasi quaranta dalla stesura delle “Raccomandazioni a parte”, ritengo che il contenuto possa essere “desecretato”.
Il clou era rappresentato dal punto B, in cui si descriveva lo “scemo del villaggio” e i comportamenti a cui bisognava attenersi.
Lo scemo del villaggio è una figura sociale esistente da millenni, che la società industriale aveva eliminato, ma che sopravviveva in alcuni angoli remoti. E Campei, sebbene a soli 20 km da Savona, era ancora un angolo remoto, per cui come diceva Schopenauer, dentro ogni villaggio c'è uno scemo, e lì, appunto, c'era. E su di lui, come spesso accadeva, ritengo che il racconto superasse la realtà. Riportiamo quindi letteralmente quanto era scritto al punto B):
IMPORTANTE – Non lontano dalla specola abita un individuo che dà evidenti segni di squilibrio mentale. Egli è già stato in manicomio e pure in galera per furto e atti osceni. Costui potrebbe anche molestare i frequantatori della specola con parolacce, frasi scurrili e minacce.
SI PREGA VIVAMENTE DI NON REAGIRE e di ignorarlo completamente; al solito desiste se non provocato. Potrebbe anche compiere atti osceni a carico delle persone o anche delle macchine posteggiate.
ANCHE IN QUESTO CASO SI PREGA DI LASCIARLO STARE a meno che non compia atti di vandalismo vero e proprio. Anche in tal caso non reagire direttamente, ma avvisare le autorità (Carabinieri di Noli) e la Direzione dell'Osservatorio.”

Ora quel mondo non esiste più e per fortuna è anche sostanzialmente scomparsa la figura sociale dello “scemo del villaggio”.
Per fortuna (e volontà) dopo oltre 25 anni ci siamo di nuovo dotati di un osservatorio sociale, l'O.A.S. al Campus Universitario, con una strumentazione molto più affidabile e una tecnologia che allora non era neppure in toto disponibile agli osservatori professionisti.
Abbiamo molto di più.
Abbiamo di meno quel mondo un pò naïf che dava alla nostra passione un pò più di poesia.