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Sabato, 28 Novembre 2015 00:00

Ancora un addio a un astrofilo savonese


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A poco più di un anno dalla morte di Mario Monaco, dobbiamo purtroppo comunicare la triste notizia della scomparsa di Mirko Occelli, un altro dei soci fondatori della nostra associazione. Uomo ecclettico dai molti interessi, Mirko Occelli è stato uno stimato ceramista e pittore, che ha saputo coniugare la passione dell'arte con quella della cultura scientifica e delle tradizioni legate alla terra in cui viveva. Come socio della "A Campanassa" aveva, infatti, contribuito a molte edizioni del Palio dei quartieri (di Savona) e della festa del Confuoco.
A noi piace ricordarlo come una di quelle persone interessate al mondo della scienza che nel lontano luglio 1969, firmando l'atto costitutivo del nostro Gruppo, aveva creduto nell'importanza di far conoscere al grande pubblico la passione dell'astronomia.

Sabato, 28 Novembre 2015 00:00

Eclissi di luna vista da Savona

Le condizioni meteo non hanno certo favorito la visione dell'eclissi totale di Luna avvenuta lo scorso mercoledì 15 giugno! Una spessa coltre di foschia ha infatti impedito il veder sorgere la Luna dal mare già parzialmente eclissata. Ci si è dovuti recare sulle alture a ridosso di Savona, per poter ammirare, solo dopo le 22:15, l'affascinate spettacolo della "Luna rossa". Di seguito due fotografie scattate durante la serata: la prima, ripresa alle 22:32, si riferisce a un momento di completa totalita; la seconda, acquisita verso le 23:15, mostra una sottile falce di luce che rischiara la Luna.

Sabato, 28 Novembre 2015 00:00

Ricordando un caro amico

In concomitanza con il termine del 33° Campo Estivo Astronomico, martedì 10 agosto si è spento Mario Monaco, socio fondatore del Gruppo Astrofili Savonesi, del quale è stato presidente per molti anni. Vola via un pezzo della storia della nostra associazione.

Non si spegnerà però il ricordo che conserviamo di lui, come non si spegneranno, così era solito dire, le sue "stelle non a due gambe, ma a cinque punte".

Ciao Mario!

Gli amici del GAS, vecchie e nuovi ........
Mario Monaco a Campei

Martedì, 12 Maggio 2015 00:00

Scienza e management della stazione spaziale

Venerdì, 27 Marzo 2015 00:00

La materia oscura sempre più oscura

La materia oscura è, per così dire, ancora più oscura di quanto si pensasse. La meteria oscura rappresenta uno dei maggior interrogativi ancora aperti riguardo la nostra conoscenza dell'Universo. C'è più materia oscura nell'Universo di quanto ce ne sia di materia ordinaria, ma la materia oscura è estremamente elusiva: non riflette, nè assorbe, nè emette luce ed è, pertanto, invisibile. Pertanto, della sua esistenza ci si accorge solo tramite gli effetti gravitazionali che esercita sull'Universo visibile.
Per provare a caprici qualcosa di più, i ricercatori provano a vedere possibili effetti ad essa dovuti osservando vasti gruppi di galassie (galaxy cluster) interagenti. Le galassie sono costituite da 3 "ingredienti" principali: stelle, nubi di gas e materia oscura. Durante le collisioni, le nubi di gas si diffondono nelle galassie collidenti, in tal modo le nubi urtano le une sulle altre. Le stelle, invece, non risentono quasi della collisione a causa delle enormi distanze che le separono.
L'astronomo David Harvey della École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) in Svizzera afferma "sappiamo come gas e stelle si comportano durante le collisioni cosmiche e come emergono dalle macerie. Confrontando come la materia oscura si comporta può aiutarci a circoscrivere meglio la sua reale natura". Dalle osservazioni recenti è emerso che la materia oscura, che pure è diffusa, parimenti alle nubi di gas, per tutte le galassie, non risente delle collisioni e, per così dire, "tira dritto" senza rallentare, similmente a quanto accade per le stelle:  diversamente da quest'ultime, ciò non non è dovuto al fatto che la materia oscura è lontana da altra materia oscura durante le collisioni (secondo le teorie più accreditate la materia oscura sarebbe distribuita uniformemente in tutti gli ammassi di galassie), ma che la materia oscura, non solo non interagisce con particelle visibili, ma interagisce anche ancor meno di quanto si pensasse con altra materia oscura.
Ciò consente di circoscrivere meglio le proprietà della materia oscura, facilitando il lavoro dei fisici teorici delle particelle.
Venerdì, 16 Gennaio 2015 00:00

La cometa del Natale 2014

Il Natale 2014 è stato contraddistinto dall’arrivo di una Cometa, prontamente fotografata utilizzando gli strumenti dell’Osservatorio Astronomico Savonese. Le comete sono corpi celesti relativamente piccoli che diventano visibili solo quando si avvicinano al Sole.

Sono state propriamente definite come “palle di neve sporca”, essendo prevalentemente composte da sostanze volatili normalmente ghiacciate e che, quando la cometa si avvicina al Sole, progressivamente “evaporano” dando origine alla chioma e alla coda. La cometa che quest’anno ci ha fatto visita è di tipo periodico (tornerà fra circa 8000 anni) ed è stata avvistata per la prima volta dall’astrofilo Terry Lovejoy nell’agosto del 2014. Avvicinandosi al Sole, la sua luminosità è cresciuta andando oltre le più rosee previsioni e a reso la cometa osservabile a occhio nudo fin dai primi giorni del 2015. Come visibile nella foto di sinistra (scattata presso il Campus Universitario di Savona), la chioma è di colore verde a seguito della fluorescenza del gas biatomico di carbonio eccitata dalla radiazione solare. La coda è abbastanza estesa, anche se molto tenue e diviene visibile solo con l’osservazione strumentale (fotografia di destra scattata a Savona in località Naso di Gatto).

Credits: OAS, F. Biancardi, R. Rosa, G. Barcellona
Per la prima volta alcuni ricercatori hanno rilevato usando il modernissimo telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) un flusso di gas da un disco esterno massiccio verso le regioni più interne di un sistema binario. Questa struttura, mai vista prima, potrebbe essere responsabile del sostentamento di un secondo disco, più piccolo, del materiale necessario per formare pianeti: questo secondo disco altrimenti sarebbe dovuto sparire già da molto tempo.
Il gruppo di ricerca guidato da Anne Dutrey, del Laboratory of Astrophysics di Bordeau (Francia) e del CNRS hanno osservato la distribuzione della polvere e del gas in un sistema multiplo di stelle noto come GG Tau-A. Questo oggetto ha solo pochi milioni di anni e si trova a circa 450 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Toro.
Come una "ruota nella ruota", GG Tau-A contiene un grande disco esterno che circonda l'intero sistema e un disco interno che circonda la stella principale al centro. Il disco interno ha una massa pari circa a quella di Giove. La sua presenza è stata un mistero stimolante per gli astronomi poichè il tasso di perdita di materia, che finisce sulla stella centrale, avrebbe dovuto esaurirlo già da tempo.Osservando queste strutture con ALMA, l'equipe ha fatto l'emozionante scoperta di grumi di gas nella regione tra i due dischi. Le osservazioni compiute suggeriscono che il materiale si stia trasferendo dal disco esterno a quello interno, creando un canale di rifornimento tra i dischi stessi.
"Il materiale che fluisce attraverso la cavità era stato previsto dalle simulazioni, ma non era mai stato osservato prima. Rilevare questi grumi indica che la materia si sta muovendo nello spazio tra i due dischi, permettendo all'uno di nutrire l'altro", spiega Dutrey. "Queste osservazioni dimostrano che la materia dal disco esterno può sostenere l'esistenza del disco interno per un lungo periodo. Questo ha delle conseguenze importanti per la potenziale formazione di pianeti".
Infatti, i pianeti nascono dal materiale rimasto dopo la nascita della stella con un processo lento, che richiede la presenza di un disco di lunga durata. Se il processo di alimentazione del disco interno ora osservato con ALMA avviene in altri sistemi multipli di stelle, si apre la possibilità di un grande numero di luoghi potenziali per trovare esopianeti in futuro.
Giovedì, 23 Ottobre 2014 00:00

Esocomete

Lo strumento HARPS, installato all'Osservatorio dell'ESO a La Silla in Cile, ha permesso di ottenere un completo censimento delle comete in orbita intorno a una stella diversa dal Sole. Un gruppo di astronomi francesi ha studiato quasi 500 comete in orbita intorno alla stella Beta Pictoris e ha scoperto che queste appartengono a due famiglie distinte di eso-comete: le esocomete più vecchie, che sono passate più di una volta vicino alla stella, e le eso-comete più giovani, che probabilmente derivano dalla rottura recente di uno o più oggetti più grandi. I nuovi risultati verranno pubblicati dalla rivista Nature il 23 ottobre 2014.

Beta Pictoris è una stella giovane a circa 63 anni luce dal Sole. Ha circa 20 milioni di anni ed è circondata da un enorme disco di materia - un sistema planetario giovane e molto attivo in cui gas e polvere sono prodotti dall'evaporazione delle comete e della collisione degli asteroidi.

Per quasi 30 anni gli astronomi hanno visto piccoli cambiamenti nella luce di Beta Pictoris che si pensava fossero causati dal passaggio delle comete di fronte alla stella. Per studiare le eso-comete di Beta Pictoris, l'equipe ha analizzato più di 1000 osservazioni ottenute tra il 2003 e il 2011 con lo strumento HARPS montato sul telescopio da 3,6 metri dell'ESO all'Osservatorio di La Silla in Cile. I ricercatori hanno selezionato un campione di 493 diverse eso-comete. Sono anche state dedotte alcune delle proprietè orbitali di queste esocomete, come la dimensione e l'orientamento dell'orbita, o la distanza della stella. L'analisi di alcune centinaia di eso-comete in un solo sistema eso-planetario è unica e ha messo in luce la presenza di due distinte famiglie di eso-comete: una famiglia di eso-comete vecchie, le cui orbite sono controllate da un pianeta massiccio e una seconda famiglia, probabilmente proveniente dalla rottura recente di un oggetto più grande. Diverse famiglie di comete sono presenti anche nel Sistema Solare. Le eso-comete della seconda famiglia sono molto più attive e percorrono orbite quasi identiche e ciò suggerisce che i membri della seconda famiglia abbiano tutti la la stessa origine: probabilmente la rottura di un oggetto più grande i cui frammenti sono in un'orbita che lambisce la stella Beta Pictoris.

Martedì, 21 Ottobre 2014 00:00

Esplorando il passato ...

Gli astronomi del Hubble Space Telescope hanno scoperto una nuova galassia la cui distanza è la più grande finora mai misurata. Il dott. Adi Zitrin del California Institute of Technology afferma che "l'oggetto osservato è l'unico esempio di una classe, che si ritiene essere assai ricca, di galassie piccole e poco luminose formatesi circa 500 millioni di anni dopo il Big Bang". Inoltre, "la scoperta ci permette di affermare che galassie simili a quella osservata debbano esistere e che vale quindi la pena continuarle a cercare cosi da poter capire meglio come le galassie e l'intero Universo si sia evoluto".

La scoperta della galassia è stata resa possibile dall'effetto di lente gravitazionale indotto dal gigantesco cluster di galassie che ha curvato lo spazio-tempo attorno ad esso. Infatti, la potenza della lente gravitazionale associata al cluster galattico Abell 2744 (noto anche col nome di Ammasso di Pandora) ha permesso di focalizzare e di intensificare la debole luce proveniente dalla galassia più lontana finora osservata. Le analisi compiute hanno stimato in 850 anni luce il diametro della galassia (decisamente piccola se confrontata con i 100.000 anni luce della nostra Via Lattea), che avrebbe una massa di circa 40 milioni più grande di quella del Sole.
I risultati della ricerca compiuta sono stati pubblicati su Astrophysical Journal Letters del 4 settembre 2014.

Lunedì, 23 Giugno 2014 00:00

Primavera 1984

Trenta anni orsono gli astrofili facevano molto più ricorso di oggi all’uso di strumentazione autocostruita, sia per questioni finanziarie sia, e soprattutto, perché, rispetto a oggi, c’era maggiore necessità di strumentazione accessoria, e spesso tale strumentazione non esisteva o non si trovava facilmente sul mercato.
E’ il caso del blink o blink comparator, un’apparecchiatura ottica finalizzata al confronto di due negativi scattati in epoca diversa per ricercare oggetti esistenti in un negativo e non nell’altro e quindi, almeno potenzialmente, nuovi, quali novae, supernovae, comete e pianetini.
Lo strumento veniva commercializzato dalla Soc. Zeiss, ma aveva costi proibitivi, per cui l’allora Presidente Mario Monaco ne iniziò l’autocostruzione intorno agli anni ’80; nella Primavera del 1984 diede impulso alla realizzazione, che terminò a fine maggio, consentendone la presentazione nella riunione del G.A.S. del 1 giugno 1984.
“Le due negative a confronto appaiono in uno stesso oculare i sequenza alternativa, con frequenza regolabile a piacere. Quando le due immagini sono perfettamente collimate, si ha la sensazione di osservarne una unica, ma quando in una di esse qualcosa è diverso, si nota subito un brillamento o un salto di immagini”.
La prima grande difficoltà incontrata fu proprio l’ottenimento della collimazione perfetta delle due immagini, ma, scrive Mario, “dopo alcuni sudati tentativi, sono riuscito nell’impresa”.
Dopodichè, Monaco progredì rapidamente e senza intoppi.
Mi sentirei di affermare che, tra le varie strumentazioni accessorie realizzate, il blink fosse quella di cui andava più orgoglioso. In particolare, era entusiasta del frontalino. Come scriveva su Cielosservare di maggio 1984, dopo aver parlato dei camini che permettevano la fuoriuscita dell’aria calda, “La parte più bella del blink è risultata però il frontalino che ospita tutti i comandi. Su di esso appaiono, simmetricamente e armoniosamente disposti, alcuni componenti che sono: 9 led di vari colori (verde, rosso, giallo), la cui accensione indica le varie funzioni; 3 pomelli per potenziometro di cui uno con demoltlipica; due portafusibili; un pulsantino; 4 commutatori, una spina per l’alimentazione. Sotto ogni led, commutatore o potenziometro sono indicate coi trasferibili le varie funzioni a cui si riferiscono. Sulla parte in basso a sinistra del frontalino appare la scritta: G.A.S. Blink “ORIONE” 35361”.
Il blink fu presentato da Mario al 18° Congresso U.A.I. che si tenne a Bologna dal 1 al 3 settembre di quell’anno. Ricordo ancora vividamente il suo orgoglio durante la conferenza di presentazione e la sua mossa scenica quando, dopo averne delineato le caratteristiche, sfilò la copertura nera che ne celava fino ad allora la vista agli spettatori.
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