Martedì, 11 Febbraio 2020 00:00

I mostri del cielo

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Qualcuno tra i nostri soci più stagionati ricorderà "I mostri del cielo", uno degli ottimi libri di divulgazione che l'astronomo italiano e pioniere dell'astronomia infrarossa Paolo Maffei (1926-2009) aveva pubblicato tra il 1970 e il 1980.
Tra questi "mostri" se ne annoverava uno facilmente reperibile sulla Terra, sotto forma di frammenti vetrosi, di varie dimensioni, dalla tipica forma a goccia: le tectiti.
TectitiA metà strada tra una roccia vulcanica e una meteorite, le tectiti si trovano in vaste aree del nostro pianeta (i "campi di caduta"), da cui ogni ritrovamento prende il nome: si parla così di moldaviti, australiti, georgiaiti ...
La composizione tipica delle tectiti richiede condizioni di formazione di altissima temperatura, quali si possono realizzare durante un impatto di grandi meteoriti, e in anni recenti diversi crateri fossili sono stati associati a campi di caduta in Europa e America. Le tectiti sono quindi riconosciute dalla comunità scientifica come frammenti, o meglio gocce, di roccia terrestre fusa e scagliata tutt'intorno dall'impatto di un cospicuo meteorite.
Mancava all'appello il "colpevole" del più grande di questi campi, quello Australoasiatico che copre una gigantesca area dall'Africa meridionale, alla Cina e a tutto l'Oceano Indiano fino all'Australia, ed è anche assai recente, meno di un milione di anni di età.
Tectiti2
Si stimava che l'oggetto in caduta dovesse avere un diametro dell'ordine del chilometro - molto più dell'evento Chelyabinsk del 2013, ma molto meno del catastrofico impatto che pose fine alla vita dei dinosauri e qualche altro migliaio di specie - ma com'è possibile che di un impatto così violento e recente non fosse rimasta traccia?
La risposta è finalmente arrivata da uno studio dell'Earth Observatory di Singapore, che ha individuato i resti del cratere nel Bolaven Plateau, in mezzo alla penisola indocinese, Laos meridionale. Hanno aiutato nell'identificazione lo studio di abbondanti tectiti trovate nei sedimenti locali, la loro compatibilità con quelle di tutto il campo di caduta, e soprattutto la traccia del cratere individuata con tecniche gravimetriche.
Tectiti3
Il  cratere non è visibile nelle foto da satellite in quanto completamente sommerso da un'ampia colata basaltica successiva.
La data dell'impatto - 780.000 anni fa - è oltretutto compatibile con la presenza dell'Uomo di Pechino, una popolazione di Homo Erectus che viveva proprio in quella zona. A che spettacolo avranno asssistito i nostri antenati?