30 anni fa: primavera '87

Nei Cielosservare della primavera 1987 fece da padrone la rubrica Vita di Specola, in quanto fervettero i lavori nei tre Osservatori legati al GAS: la Specola di Campei, la costruenda Stazione Astronomica di Castagnabanca e l'Osservatorio di Stella Corona.
Nella storica Specola di Campei continuarono le consuete e autoavvitantesi “migliorie alla specola”, che consistettero nel tentativo di taratura del “Pulsar-50”, il variatore di frequenza autocostruito, nella riparazione dell'otturatore della camera Schmidt, anch'esso autocostruito, nel tentativo di messa a fuoco delle combinazioni Newton e Cassegrain del telescopio da 25 cm. Ho parlato di tentativi perché quasi mai le operazioni addivenivano a un risultato totalmente positivo e, nel raccolto dettagliatissimo di quanto effettuato, il lettore diventava partecipe della sofferenza dovuta all'impossibilità di raggiungere un risultato compiuto. Si potrebbe pensare che l'unica soluzione consistesse nell'abbandonare le velleità di autocostruzione e nell'acquistare strumentazioni già realizzati industrialmente, ma così ammoniva Mario Monaco in Cielosservare n. 46 di Aprile 1987: “Penso che queste considerazioni siano sufficienti a far capire ai nostri lettori quali e quante difficoltà incontra l'astrofilo quando decide di autocostruirsi i propri strumenti. Coloro che pensano di risolvere i propri problemi acquistando uno strumento già pronto, magari a prezzi iperbolici, non si facciano illusioni: sorgeranno dei problemi ugualmente anche più gravi e sempre ci si chiederà come certe ditte serie e pubblicizzate possano fornire certi ''chiodi'' a quei prezzi”.
Relativamente alla costruzione della Stazione Astronomica di Castagnabanca, in quel periodo vennero prese decisioni strategiche: venne definita la dimensione dell'Osservatorio, consistente in un primo ambiente di ingresso di 2m x 3m e del locale specola di 3m x 4,6m, di dimensioni atte ad ospitare un telescopio da 50 cm di diametro e soprattutto venne deciso di non acquistare lo specchio del materiale consigliato dall'astronomo Walter Ferreri dell'Osservatorio di Pino Torinese, ma di far costruire lo specchio con un materiale di qualità inferiore, né di utilizzare per la montatura un materiale a basso coefficiente di dilatazione. Si erano così poste le basi per risparmiare, ma anche, nel solco della tradizione, per una futura e continua attività di “migliorie alla specola”! Venne così, in primavera, perfezionato l'ordine dello specchio e, ogni lunedì, i tre artefici lavorarono all'edificazione dell'osservatorio e alla progettazione, autocostruita, delle parti accessorie.
I lavori effettuati nell'Osservatorio di Stella Corona consistettero nella sistemazione dei locali annessi alla specola, rendendoli veramente accoglienti: uno sarebbe stato destinato a breve a camera oscura e l'altro fornito di posti letto per ospitare gli astrofili nelle serate più impegnative.
Purtroppo però, in quel periodo, a causa soprattutto delle mutate configurazioni di vita di molti soci attivi, che da studenti diventarono lavoratori, con impegni anche fuori provincia, in corrispondenza di un crescendo di potenzialità di Osservatori (cioè delle strutture di osservazione) si verificò una decrescita di osservatori (cioè di persone che si potessero dedicare alle osservazioni).
Fu quindi di quel periodo l'affermazione “Rischiamo di avere più Osservatori che osservatori”.