30 anni fa: estate 1985

Parliamo ancora della cometa Halley.

Ne parliamo perché nell’estate del 1985, a livello planetario, ci fu una sorta di gara a effettuare le prime osservazioni visuali (post afelio) della cometa, e tra i primi in Italia a osservarla fu il nostro Roberto Bracco:
-    la prima nel mondo fu effettuata da Charles S. Sorrise e Sthephen J. Edberg il 27 luglio con un riflettore da 61 cm di diametro;
-    la prima in Italia, intorno al 10 settembre, fu effettuata con un riflettore da 50 cm da Marco Cavagna, “astrofilo d’assalto”, morto prematuramente, esattamente 10 anni fa;
-    la prima a Savona, e probabilmente in Liguria, il 18 settembre, da Roberto Bracco appunto, con il newton da 25 cm della Specola di Campei.

Riporto un estratto dell’osservazione di Roberto, da cui traspare la soddisfazione per il risultato raggiunto e la stima di una luminosità inferiore alle previsioni e quindi il timore di un passaggio al perielio deludente: “…Comincio a fissare. E lentamente, qualcosa comincia a delinearsi. E’ una fluttuazione della mia retina? Provo in un altro punto, non compare niente. Torno “lì”, controllo la posizione, è quella. La spettrale nebbiolina torna a farsi vedere, è tonda, 90” di diametro. Ora posso dire che ha un centro, e la regione periferica è ancora più debole. E’ il grande momento, l’era della Halley è cominciata anche per me. La cometa che attendevo dall’età di otto anni è qui, nel mio oculare! Guardo l’ora, sono le 3.57. Altro che “dodicesima”, al confronto il quartetto di Stephan era facile. Varrà la pena di andare fino alle Canarie? Se va avanti così non arriveremo neanche a intravederla a occhio nudo.

Mario Monaco, sul n. 32 di Cielosservare, si esaltò per l’osservazione di Roberto, affermò che così anche per il GAS l’era Halley era iniziata e nominò Roberto “furetto delle comete”, appellativo dato da Luigi XV al famoso Charles Messier.
In “Diario Halley” di ottobre 1985 io riportavo le stime di luminosità effettuate dall’International Halley Watch ad agosto, che indicavano come la cometa fosse più debole di almeno una magnitudine rispetto alle previsioni teoriche (confermando così l’impressione avuta da Roberto) e mi auguravo che la produzione di C2, una volta che la cometa avesse raggiunto le 1.8 U.A. di distanza dal Sole, portasse a un aumento della luminosità, ma affermavo anche che “la curva di luce del 1910 lascia però poco spazio alle speranze, in quanto in tale apparizione l’indice n è andato via via decrescendo con l’avvicinarsi della cometa al Sole”.
La cometa ebbe successivamente incrementi anche inattesi. ma la sintesi fu appunto un passaggio deludente. Avremo eventualmente modo di riparlarne.